Credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo: come funziona
Il credito d’imposta è un’agevolazione ad ampio raggio per le imprese di tutti i settori di attività.
Le imprese che effettuano investimenti in ricerca e sviluppo negli esercizi 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020, hanno la possibilità di beneficiare di un credito di imposta, liberamente utilizzabile per compensare debiti tributari e/o previdenziali con il modello F24.
Considerata la natura di agevolazione ad ampio raggio, non si applica la preclusione alla compensazione normalmente operante in presenza di debiti iscritti a ruolo per imposte erariali ed accessori.
L’agevolazione è calcolata, per ogni annualità, sulla spesa incrementale rispetto alla media degli investimenti in ricerca e sviluppo effettuati nel triennio 2012 – 2014 (quindi, con riferimento ad una media fissa), ovvero dalla costituzione se successiva al 2012.
Una delle novità fondamentali rispetto ad agevolazioni simili del passato riguarda il fatto che non c’è più bisogno di presentare domanda: il credito di imposta è riconosciuto automaticamente alle imprese che investono in ricerca e sviluppo e che lo indicano nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo in cui sono sostenute le spese. Il limite minimo annuale degli investimenti in ricerca e sviluppo per poter accedere al beneficio è di 30.000 euro.
La circolare specifica che l’agevolazione spetta a tutte le imprese che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo, indipendentemente dalla natura giuridica, dal settore economico in cui operano e dal regime contabile adottato. Sono ammessi anche consorzi e reti d’impresa. Gli investimenti in attività di Ricerca e Sviluppo devono essere effettuati nell’ambito di progetti volti all’acquisizione di nuove conoscenze, all’accrescimento di quelle esistenti ed all’utilizzo di tali conoscenze per nuove applicazioni.
Il credito d’imposta deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi e non concorre alla formazione del reddito e della base imponibile IRAP.
Le imprese beneficiarie dell’agevolazione sono tenute a conservare la documentazione contabile utile a dimostrare l’ammissibilità e l’effettività dei costi sulla base dei quali viene determinata l’agevolazione.
Per poter beneficiare del credito di imposta, le imprese devono far certificare le spese sostenute da un professionista indipendente iscritto nel Registro dei Revisori Legali, o, nel caso di società dotate dell’organo di revisione interno, dal soggetto incaricato della revisione legale, o dal collegio sindacale.
E’ concesso un contributo di 5.000 euro alle aziende, sotto forma di credito di imposta incrementale, da utilizzare per le spese di certificazione. Inoltre in quanto misura di carattere generale (non è aiuto di Stato), è liberamente cumulabile con altre agevolazioni, salvo che le norme disciplinanti le altre misure non dispongano diversamente, con il limite massimo del costo complessivamente sostenuto.